Incrociare in diagonale e salire verso l'alto

martedì 2 febbraio 2010

this-ordine

andiamo con disordine.

lo scrivo sin da subito perché a differenza delle altre volte, poche, non so (bene) che cosa scriverò.

inizio però col dire una cosa che mi è invece assai chiara. ed è che la logica analitica che vedo qui ai suoi esordi, ha l'effetto di respingermi al mittente. in quanto tale.

mi spiego meglio: io non credo di avere qualcosa di intelligente da dire. questo, in assoluto. e non lo scrivo per sentirmi dire il contrario o per sentirmi accusare di pensare il contrario. con tutta l'umiltà di cui posso essere portatore, dico semplicemnte che non credo di avere (da scrivere) delle verità in merito a nulla. tantomeno sulla rete o sui blog o. non intendo scrivere affinché qualcuno, grazie e attraverso di me e di noi, si formi. in termini tecnici, culturali, pedagogici. un po' per l'assenza di idee, un po' (tanto) per la totale mancanza di conoscenze e letture relative, un po' perché non ho mai creduto che questo blog nascesse per questo. e anche questo iniziare a disquisire che cosa è e soprattutto cosa non è questo blog mi fa tanto blog decadente. proprio quelli che tu, come noi, non ami.

attenzione però: il fatto che io non creda di avere qualcosa di intelligente, in senso stretto, da dire, non significa che io non creda al contrario di avere e di voler scrivere di qualcosa. e di volervelo dire. perché siamo amici. quello, sì mi ispira. come dice keith richards: ci sono di sicuro chitarristi più bravi di me, più veloci, più tecnici, quello che volete. ma nessuno, nessuno suona come me.
io sono io non è la scusa che mi permette di dire tutto quello che voglio, ma io sono io, in una relazione, la nostra, mi lascia libero, mi fa sentire libero di esprimermi.
ecco, nell'espressione, e nella sua libertà, invece, trovo qualcosa che mi attrae.

questo da un lato. perché, dall'altro, il ricorso e la necessità all'esplorazione verbale e condivisa della mia propria espressione, mi spinge ad appassionarmi alla vostra. seguire quello che voi notate, seguire quello che voi pensate, quello che vi anima, quello che vi ispira è per me già qualcosa per cui valga la pena. quindi lo spazio è libero. non è guidato. è espressivo, non necessariamente saggistico. è bello anche se scriviamo di nulla. di un nulla però che vogliamo che e uno e l'altro, in primis, sappiano. perché è il nostro desiderio. la logica è quella del regalo, del dono, dello scambio, e quindi anche dell'errore.

in altri termini, diciamo che se avevo un'aspettativa, era quella di un blog splendente. di spunti, di contatti, di idee, di relazioni. assolutamente e privatamente nostre. sì, un blog capace di rischiarare le nostre giornate, ravvivare le nostre amicizie, scaldare dita e minuti rispettivamente nello scrivere piuttosto che nel leggere. mi sembrava già qualcosa. e tanto.
anche con delle idee. certo. ci mancherebbe.

ci scrivi che tu non hai mai letto nulla che ti abbia cambiato la vita (culturale, o meglio, professionale, forse perché in te le due cose, più che in noi, tendono a coincidere. ed è un fatto legato al mestiere che fai. e non aggiungo qui un bell'emoticon con la faccina che sorride, perché lo scrivo solo con l'intento di (far) notare un aspetto cui, non avevo mai pensato). può essere. probabilmente è così.
ma io nella cartoleria dove non ho mai messo piede ci sono stato ora.
e di quel film che non ho mai visto ho voglia e così via.

così come, magari, però, qualcun altro, leggendoci, si farà un'altra idea su qualunque argomomento. magari non ne saprà di più in senso alto, ma, ed è un augurio enorme quello che sto per scrivere, della vita. tutt'al più la nostra.

trovo piuttosto che il blog ci costringa a una scrittura saporita ma assolutamente puntuale. quindi diversa, ponderata, espressiva, colorata. la chiarezza espositiva, quella sì, ci è imposta. e a volte, lo confesso, nel leggere mi perdo. e non mi piace. perché magari è proprio in quello spazio che c'era qualcosa da capire. di tuo. di mio. di nostro.

tutta la conoscenza dal mio punto di vista ha una componente fortemente privata e personale. ed è quella che vorrei venisse fuori. anziché porre domande, scriviamo idee. (una cosa comporta anche l'altra, beninteso, ma vorrei prima un pensiero e poi una domanda e non una domanda che presuppone di essere un pensiero) se sono quelle che in quel momento di ti sgorgano. scriviamo (di) emozioni, se sono quelle che vorremmo condividere. scriviamo (di) aneddoti se magari, parlo per me, è l'unica cosa (preferita) che credo di saper scrivere. È questo scrivere, la sua singolare (in tutti i due sensi) necessità, ad essere, e tagli di scrittura, per ora, così credevo di aver capito, il senso di questo blog. anche perché così ci è stato presentato e venduto (mi scuso per il verbo). voglio dire: non mi sento in grado di dar vita a un blog altro quando non so nemmeno se sono in grado di scrivere un blog qualunque. non so a chi cambierà la vita quello che scrivo, ma spero che chi lo leggerà avrà qualcosa dal suo tempo speso su queste lettere. fosse anche un, ma tu guarda. o: magari me lo vado a vedere anch'io.



ps: un piccolo inciso: quello che trovo che davvero si perda è il fatto che i commenti a quello che scriviamo non compaiano, se non andando a rovistare. quello è un peccato. perché è lì che si situa la possibilità di uno scambio che si palesa per il significato che può avere.

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Mi trovo totalmente in accordo con lo spirito di questo intervento,
    Il quadro svedese, con le sue maglie larghe, è fatto per trattenere di tutto, il più e il meno.
    Penso anche che sia naturale che le nostre identità - simili e diverse insieme - propongano spunti differenti per intensità e significato. L'occasione della scrittura ha per noi temperature e modalità diverse e trovo che sia un punto di forza preservare questa occasione.
    Occcasione di scambio e di incontro che rafforza un legame preesistente.
    Non ci siamo dati un manifesto, una direzione, uno statuto.
    E non vogliamo darcelo.
    Non ci sono direzioni da prendere o temi da svolgere, e su questo credo che siamo tutti d'accordo.
    Questo non significa che se qualcuno di noi ha degli interrogativi che sente come urgenti o particolarmente significanti, quegli interrogativi debbano giacere inascoltati.
    Solo non debbono assumere una veste condizionante o dirigente.
    E forse si deve ammettere che tutto ciò che scriviamo, di cui scriviamo, sia già una risposta a quesiti non posti direttamente.
    Personalmente, trovo che sia magnifico e prezioso aver l'occasione di lasciar cadere in una rete comune delle scintille di pensiero che altrimenti si spegnerebbero sul bordo del mio letto.
    Voi siete il significato di questo blog, e questo mi motiva e mi basta.
    Siete voi, solo voi, cantava in un vecchio San Remo l'allora giovane Anna Oxa.
    Ora che giovani non lo si è più, nessuno che conosco davvero è davvero giovane, rimaniamo noi.
    E' da qui che siamo partiti
    ed da qui che mi piacerebbe continuare.

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  3. I love youTH. anche questo l'ho letto in giro. come ho fatto a non pensarci prima. ne avrei fatto maglietta.

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